sabato 1 giugno 2013

Nomads on the West Coast


Pensate di noleggiare un furgoncino più vecchio di voi, con 375000 di chilometri sconosciuti d’avventura nel motore, non uno normale, ma un Wicked camper, di quelli che per citare un australiano incontrato per caso ad una pompa di benzina a Busselton “se ti danno quello giusto bene, se ti danno quello scassato hai la vacanza rovinata”, di quelli con il motore sotto il sedile passeggeri e una batteria piccola come una Duracel AAA, di quelli che, incredibile ma vero, quando piove, l’acqua gocciola dentro da dove il parabrezza si unisce alla carrozzeria.
Colorato d’azzurro e di verde, con un enorme scritta Elvis su un lato e la più provocatoria “Solitary is a game for people who like to play with themselves” sul retro, guidato dal troppo-tecnologico-per-essere-vero navigatore satellitare, in poco più di 15 giorni questa meraviglia della tecnologia ha aggiunto altri 4300 chilometri alla sua lunga marcia. Da Broome ad Albany, da Albany back to Perth, dal deserto di sterpaglie dell’outback alle foreste canadesi e alle vigne del sud, dagli squali balena di Exmouth alle Humpback whales della costa meridionale, passando per i delfini di Monkey Mia e in mezzo a tutto ciò il mistero delle pinnacles di roccia sulla collina di Nambung national park.
Quando percorri uno stato come il Western Australia che racchiude nei suoi due milioni e mezzo di chilometri quadrati la bellezza di 2 milioni di abitanti, di cui 1 milioni e mezzo nell’area della metropoli di Perth, quello che è da vivere è realmente la strada.
Rettilinei sconfinati in mezzo al nulla tra i paeselli di qualche migliaio di anime dispersi nel cielo come le stelle nel cielo di una notte in una grande città, spesso a più di 400 chilometri di distanza l’uno dall’altro, in cui come per magia, miraggio di salvezza, spunta qualche benzinaio con un piccolo e carissimo negozietto dove rifornire il perennemente boccheggiante serbatoio. Chilometri e chilometri di piena libertà, in solitaria, into the wild, con il sole che ti abbaglia al tramonto dritto in faccia, quando da Broome o da Karajini national park si punta a ovest verso la costa. Ma after a while i chilometri diventano metri, ciò che sembrava lontano non lo è poi più cosi così tanto, tre, quattro ore di guida infondo sembrano come dire dall’altra parte della strada, e non c’è niente che puoi fare se non arrenderti a quei 90 km/h che sei costretto a tenere per non consumare migliaia di litri di benzina.
Più spettacolare degli squali balena, credetemi, più emozionante di un lancio con il paracadute è dopo 3000 chilometri di meravigliosa sabbia rossa, oltre una collina, essere sopresi dai campi che improvvisamente verdeggiano al tramonto vicino alla spettacolare “Cornovaglia” di Kalbarri, rivedere spuntare palazzi e persone costeggiando il centro di Perth all’imbocco della Freeway, vetri, lamiere e mattoni che come in una metamorfosi ovidiana,  come d’incanto si crepano, e come statue imprigionate in blocchi di marmo si sgeometrizzano,  smatassando il vortice delle loro scale in diverse direzioni come rami giganteschi, tagliuzzando le tonnellate di scartoffie degli scaffali e delle scrivanie in origami di foglie, secondo la propria fantasia, che poi la pioggia colora d’autunno e di verde,  sciogliendo l’acquarello dell’ arcobaleno che a fatica si fa largo tra i diluvi invernali. Così nascono nelle retini di un viaggiatore i “Giant trees” tra Walpole e Denmark.
Dal costume da bagno al cappotto, dallo snorkel sul roseto di coralli di Coral bay, a meno di dieci metri dalla spiaggia, alla cioccolate calda sul porto di Albany, è davvero la strada quello che conta, anche di notte dormendo, come veri nomadi, ai suoi bordi, nel retro del van, nelle aree di sosta, a volte da soli, a volte insieme ai camper di altri viaggiatori, ascoltando l’incedere pesante dei lunghissimi road train che come il più famoso camion della Coca-Cola a Natale illuminano a giorno il buio pesto.
Solo loro sono sicuri in quel buio: guidare dopo il tramonto, infatti, è assolutamente sconsigliato e rischia di diventare davvero pericoloso perché è quando il sole va a dormire che tutta la fauna locale si diverte a gironzolare sui bordi dell’autostrada (e come autostrada qui si intende una strada non a pagamento, di una sola corsia spesso in doppia linea continua!).
“Cosa vuoi che sia! Ci sarà qualche capretta e ogni tanto qualche mucca tontolona che gironzola qua e là!”, così la prima sera, dopo aver percorso trecento chilometri in notturna in scia ad un Tir, senza poi tanti problemi.
La mattina dopo era la spianata di Maratona dopo la battaglia: ai bordi della strada carcasse e budella di canguri, wallaby, capre, pecore e mucche la cui testa, se decapitata totalmente dal corpo, finisce legata al cofano di qualche pazzo australiano, molto più fashion sicuramente del banale simbolino della Mercedes. Stormi di uccelli neri trovano regolarmente lungo le albe della First Highway una abbondante colazione, spazzini naturali di uno spettacolo a cui a volte è meglio assistere prima di fare colazione.
Colazione-pranzo e cena continua è quello che vengono a cercare i grandi squali balena ghiotti di plancton nella Ningaloo reef, la barriera corallina della costa ovest. La cosa incredibile (che è venuta in mente non a caso a un bambino) è che l’animale più grosso dell’oceano che può raggiungere in età adulta la lunghezza di 17 metri, si nutre della cosa più piccola dell’universo marino e la cosa non è molto furba perché chissà quanto dovrà mangiare per essere sazio!
Il very expensive day tour in barca che diverse compagnie organizzano per nuotare con questi enormi pescioloni sono veramente particolari. Mentre la barca galleggia lentamente, un aereo vola su nei cieli cercando di avvistare i whaleshark che risalgono verso la superficie per mangiare. Sulla barca tutti devono tenersi pronti e in posizione, pinne e maschere indossate. Arriva la comunicazione via radio. La barca accelera improvvisamente verso la direzione indicata. Un membro della crew, lo spotter, al segnale si butta in acqua e una volta avvistato lo squalo da il segnale. “GO, GO , GO!” La concitazione della cosa, fa salire l’adrenalina. Nuoterò con uno squalo gigantesco! La cosa sicuramente fa salire qualche brivido anche al più esperto lupo di mare.
Spesso non c’è neanche bisogno di andare verso lo squalo balena. Una bocca ovale gigantesca, appare dal blu come dal nulla, dritta nella sua direzione, verso di te. Aiuto! Qui si fa la fine di Pinocchio!
“Move! Move!”
 Bisogna essere veloci a nuotare fuori traiettoria, perché se è pur vero che l’animale non è assolutamente interessato alla carne umana e non ha la dentatura dei grandi squali bianchi, essere investito da 7 metri e mezzo di pesce sicuramente non è piacevole. Ma il problema è che spesso, a galla sulla superficie, non si vede lo squalo arrivare fino a che è a meno di 10 metri da te!
Ma niente paura: una volta che si nuota al loro fianco questi “gentle giant”, come vengono chiamati, si lasciano osservare pacificamente, continuando nella loro crociera-scorpacciata, fino a che non decidono di tornare silenziosamente nelle profondità del mare, lasciando agli occhi stupefatti dei turisti la loro immagine blu a pois bianchi sciogliersi nell’oscurità. Finché, infatti, si nuota di fianco o al di sopra, il whaleshark si sente al sicuro in quanto la pelle che ricopre il dorso è una delle più spesse del regno animale, e viene usata come scudo nei primi anni di vita contro i predatori. La pancia, invece, è molto delicata, ed è per questo che non è consentito il dive, ma solo lo snorkeling: nuotando al di sotto si rischia di essere scambiati per una minaccia piuttosto che per un tranquillo “compagno di viaggio”.
Per gli appassionati di delfini, invece, il posto ideale è Monkey Mia nella riserva naturale di Shark Bay, dove i locali hanno creato una vera e propria attrazione viziando cinque delfini femmina con una abbondante colazione di pesce ogni mattina e dando la possibilità anche ai turisti di imboccare questi animali sornioni, che sfilano per mezz’ora, lasciandosi ammirare compiaciuti e tirando fuori dall’acqua il loro tenero musetto (cosa puntualmente seguita da un “ooooh!” generale della platea), ma, una volta ottenuto il cibo, voltano il dorso e spariscono nel mare che quasi non si fa in tempo a vederli andare via.
Purtroppo la pioggia e lo scarseggiare dei giorni ci ha impedito il tour alcolico di degustazione dei vini nella contea di Albany e nella zona di Margaret River, dove diverse aziende vinicole sembrano, dai nomi tipicamente familiari, essere gestite da figli di migranti italiani.
Qui a Perth c’è un quartiere che si chiama Como e un altro Subiaco e di fianco al tremendo ostello in cui siamo capitati c’è Camilleri Street.
Bellissima città Perth, ma non ho tempo adesso di raccontare, stasera si va a vedere il famoso Cirque du Soleil, nelle sue ultime date australiane. Forse, chissà, magari riuscirò a scrivere qualcosa di più sull’aereo di Lunedì per Bali!

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