mercoledì 15 maggio 2013

Ciao Darwin!



“Ciao Darwin, è stato davvero un piacere, ma 30 dollari per un letto in un ostello, in camera da quattro senza bagno, sono un po’ troppi per rimanere.  33, ora che inizia la Dry Season, figuriamoci.
Ultimo baluardo australiano, ai confini con l’Asia, lì a Nord, ti avvolge il caldo umido della piena zona tropicale, mentre l’Australia separa i tuoi prodotti della terra da essa con le sue dogane, per i parassiti e gli insetti che distruggerebbero le culture dei vicini Queensland e Western Australia.
E’ stata una sorpresa quando quella mattina a Cairns andando diretto all’aeroporto domestico per i voli nazionali non ho trovato il tuo nome, confinato nel terminal 2 insieme ai voli per Hong Kong e Singapore, lontano, oltre il mare. E’ stata ancora una sorpresa quando all’arrivo mi hanno ricontrollato il passaporto e il visto, come avessi cambiato nazione. Ma sei sicuro che sei OZ? Non è che mentre galleggiavi tra le piogge tropicali tra Ottobre e Febbraio, ti hanno tolto la cittadinanza da sotto il naso?
Eppure anche se sono stato lì solo due giorni ne ho conosciute di persone. Come quella piccola francese che compiva gli anni, che come una trottola continuava a girare su se stessa in mezzo alla discoteca. Che poi, usciamo anche se sono stanchissimo, perché il tuo compagno di stanza tedesco, fino a poche ore prima sconosciuto, ti chiede di fargli da spalla per tenere occupata l’amica bruttina di lei, e così ti ritrovi nel locale gay della città con gente che ti sorprende alle spalle cercando di sfilarti la maglietta di dosso, ma va beh!
Ti ho incontrato in un giorno speciale, tra l’altro, l’Anzac Day, il 25 Aprile, festa sia in Italia che in Australia e Nuova Zelanda, incredibile. Se ho capito bene l’acronimo significa Australian (and) New Zeland Army… e la C non me la ricordo precisamente, forse “Commemoration”. Ed è il giorno in cui si ricordano le  vittime delle guerre mondiali, soprattutto della prima e della battaglia di Gallipoli (una città omonima a quella italiana a quanto pare) e contemporaneamente qui anche dell’attacco a sorpresa giapponese nel Febbraio del 1941. Il tuo porto quella mattina fu colpito dalla tipica vigliaccata offensiva improvvisa alle prima luci dell’alba, prova generale per copione e manovre della più famosa Pearl Harbour.
Per questo alle 6 di mattina la città è tutta già in piedi, nonostante la sera prima si sia brindato e bevuto al giorno di festa, ognuno con le proprie onorificenze militari appuntate sul petto o con l’orgoglio nazionale impresso negli occhi.
Rappresentanti delle varie istituzioni della città, dalle scuole alla Croce Rossa, dalla marina, all’aviazione, porgono fiori al monumento ai caduti, ad uno ad uno in una processione che la musica e l’atmosfera generale rendono molto commoventi. Chissà da dove nasce tutto questo orgoglio patriottico che si sente e si vive nell’incontro con ogni componente della società, dai bambini fino ai vecchi veterani, tutti quanti in fila marciando nella simpatica parata militare delle 9.
Non fa niente se gli avvenimenti storici qui siano sempre un po’ gonfiati, se l’attacco al porto di  Darwin è stato un quarto della portata dell’attacco contro gli U.S.A., qui sembra che quella mattina sia avvenuto il disastro di Hiroshima.  Quei pochi frammenti di storia in cui si è riusciti ad entrare nei fatti del mondo sono preziosissimi e percepiti come una Iliade.
Ma poi la sera i fuochi artificiali sul mare con le bancarelle del cibo e delle caramelle a far mandare di traverso qualsiasi boccone per quanto sei caro. Che bellezza!
Peccato che me li sono persi quei fuochi, ma mi hanno detto che non erano davvero poi un granché. Eravamo andati con il mio ormai amico compagno di stanza a compare una birra appena dopo il tramonto, e abbiamo bucato proprio quella mezzoretta.
Certo che però la piscina pubblica con le onde sul Waterfront del porto è qualcosa di veramente figo, quello lo devo ammettere. E hai solo 100.000 abitanti, e un centro città che probabilmente non batte se non per qualche millimetro quello di Sesto San Giovanni.
Va beh comunque Ciao Darwin, ho ancora troppo da girare, anche se sembra che qui trovare lavoro non sia poi così difficile, nonostante molte opportunità siano molto fuori città, sotto gli over 45 gradi del sole. Ho deciso, me ne vado a Broome a cercare lavoro nella raccolta delle perle, anche se una volta arrivato lì poi scoprirò che per quello era più facile rimanere qui. Ma sei troppo piena di backpackers che vogliono tutti a tutti costi un lavoro.
E così prendo il bus delle 7.00 di mattina della GreyHound che in 26 ore e mezza mi porterà sulla prima tappa della costa più selvaggia costa occidentale.
Mannaggia a me. Se avessi saputo a cosa andavo incontro avrei preso l’aereo, io te lo dico. Un servizio abbastanza scadente e con milioni di problemi come al solito, con in più il fatto che facendo da corriere postale attraverso quelle zone remote al confine tra il Northen Territory e il Kimberley, abbiamo fatto deviazioni su deviazioni con tanto di sosta di un’ora e mezza a Kunnunara, ridente cittadina cresciuta tra le miniere e il lago Argyle.
Ma poi Darwin il bus si è mica pure rotto? Ad Halls Creek, il peggio posto possibile, e l’autista ci fa:
“Potrebbe essere un problema veramente facile da sistemare, ma noi per contratto non possiamo mettere mano al veicolo. Abbiamo provato a chiamare il meccanico in Kunnunara, ma non risponde e non si riesce a contattare. Non c’è niente qui, e poi sono le 2 di notte e non troverete da dormire in questa comunità aborigena. Quindi vi conviene tornare a Kunnunara con l’autobus da Broome delle 5, passare lì la giornata e riprendere l’autobus delle 5 e mezza del pomeriggio”.
Morale 50 ore per cambiare città e 37 ore e mezza di pullman.
Quanto mi è costato salutarti così in fretta, ma sono arrivato giusto giusto per lo spettacolo della luna piena che sorge sul mare di Broome e per trovare subito, il primo giorno, un lavoro.
Ma questo fa già parte di un’altra storia, fuori dalla parentesi del nostro breve incontro.
Prima che mi dimentichi, mi sono scordato l’accappatoio, oltre anche di visitare i meravigliosi parchi nazionali che crescono rigogliosi sotto decine di cascate a poche ore di macchina. Va beh dai, almeno avremo un’altra scusa per rivederci in futuro.
Ciao Darwin!”

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