mercoledì 2 gennaio 2013

Ritorno al Futuro


Ebbene sì. Per 10 ore sono stato nel futuro, in un 2013 che aveva appena iniziato, dopo un lunghissimo viaggio, ad accarezzare la soffice atmosfera terrestre. L’avevamo visto avvicinarsi in una scia di luce nelle notti di Agosto di tanto tempo fa, ma era ancora troppo lontano per poter prevedere quando sarebbe effettivamente atterrato quaggiù.
Sydney si dice sia il posto più bello del pianeta dove godersi i fuochi d’artificio della più famosa Mezzanotte dell’anno. Per questo un grandissimo fiume di gente ogni 365 giorni affluisce lungo il cuore della bay, dove tra le onde del mare ancora trafficate dai ferry, i treni e le strade ancora affollate dai cittadini pendolari delle 8 del mattino, le prime barche e i primi teli iniziano già a ricoprire ognidove di variopinti puntini post-impressionisti.
Non essere tra i primi può essere fatale: gli accessi sono controllati da numerosissimi addetti e da serpentine infinite di barriere di metallo dietro a cui scompaiono signori e signore eleganti, sfoggiando i loro pass e l’invidia di chi disperato sta tagliando George, Clarence, York street per trovare assolutamente un posto per lo spettacolo dell’anno.
Certo non ci si può aspettare di essere in prima fila se si ha scelto di passare gran parte del pomeriggio sulla spiaggia di Mainly a godersi il sole, le onde dell’oceano e la voce degli altoparlanti che invano invitava i bagnanti a balneare all’interno delle due bandiere rosso-gialle che delimitano la zona al sicuro da squali e da meduse-killer.
Vicino all’Opera House nessuno spazio. Il Botanical Garden chiuso per una festa privata. L’altro lato di Circular Quay non sembra l’ideale. Troppo sotto il ponte, la prospettiva schiacciata non offre un ottima visuale. Proviamo a passare sotto il ponte. La strada, però, ci porta lontano. Sembra non ci sia altra soluzione che ripiegare verso il lontano Pyrmont Brige. Ma ecco un’apparizione: una famiglia e due bambini con delle sedie in braccio si stanno incamminando tra un gruppo di casette. Girano a destra in una piccola vietta. C’è una piccola collinetta là infondo. C’è della gente, ma non troppa: non sono neanche le 7 e mezza di sera. Li seguiamo. Ed eccolo, l’Harbour Bridge perfettamente davanti a noi, alla nostra destra in una posizione quasi perfetta, in mezzo esattamente a “tre fuochi”.
Sia lo spettacolo pirotecnico delle 21 (organizzato per i bambini e le famiglie con bimbi piccoli) che quello di mezzanotte, infatti, prevedono 6 punti lungo la laguna da cui i fuochi vengono sparati nella stessa identica maniera, producendo 6 esatti spettacoli-fotocopia, studiati in modo che tutti possano goderne a pieno.
Per 10 minuti lo spettacolo non è particolarmente eclatante e al di sotto di una così grande fama, e forse è per questo che ho pensato: dalla nostra collina possiamo godere di una dimostrazione quasi perfetta della teoria della relatività.
Lo stesso evento osservato da punti diversi produce diverse interpretazioni comunque vere”.
Per esempio, (so che sembra una cosa piccola, e magari in molti lo sapevano già, ma per me è stata una scoperta stupefacente) i fuochi quelli più classici, quelli rotondi che tutti ci immaginiamo nel cielo e che vediamo di fronte a noi come cerchi di luce che si espandono bidimensionalmente, in realtà sono delle sfere perfette che si allargano in tutte le direzioni.
Tutto però all’improvviso diventa meraviglioso quando tutta quella energia e milioni dispersi per la laguna si concentrano lungo l’arcata dell’ Harbour Bridge, su cui risplende l’immagine di una bocca disegnata da un rossetto rosso acceso, (molto Rocky Horror Picture Show, a ricordare che comunque Sydney è la città di Priscilla e di una delle feste gay più grandi e importanti del mondo). In circa un paio di minuti la notte si accende, la luna, le stelle, il mondo, ogni occhio si rivolge in quel punto, catturato da una gravità di tentacoli di luce di mille colori (su cui, continuando nel mood, predomina il rosa-shocking) dal suono e dal fumo delle bombe che distruggono di gioia l’anno che ormai è rimasto intrappolato nelle sabbie del tempo e che disperato sta correndo invano verso ovest per trovare asilo e riparo.
Quei due minuti sono valsi davvero le quattro ore di attesa. Qualcuna passata a dormire, qualcuna tra qualche chiacchera, un pacchetto di patatine e una Bulmers o qualche altra a guardare incuriositi le evoluzioni di un aereo che disegnava sulla lavagna del cielo, a grandi lettere bianche, degli originali messaggi pubblicitari.
Un milione e mezzo di persone erano stimate attorno a quel ponte. E quel milione e mezzo festoso, alla fine di tutto, con ancora le retine ricoperte di luce, si è avviato verso casa, incredibilmente ordinato come se fossero un centinaio, attraverso George Street tra i poliziotti a cavallo e i bus che ogni tre minuti affollavano la stazione di Central per poi sparpagliarsi velocemente in qualunque direzione.
Show e civiltà. Citando il “Sydney Morning Herald”: Sydney showed off!

E’ stata davvero una fortuna trovare quella collina. E’ stata una vera fortuna che tra le numerosissime case in cui potevo andare a vivere quando ero a Sydney io abbia scelto Katherine Street, dove ho incontrato Marco, Fabio e, poi, Francesco che mi hanno ospitato (nella nuova casa a Newtown) come un amico di vecchia data per due notti, anche se causa lavoro o diversi piani, non si è riusciti a passare tantissimo tempo insieme.  Dopo tre mesi sono tornato a parlare un po’ di italiano “dal vivo” con qualcuno! Come al Caffè Amici, tutto tirato a nuovo, con nuovi tavoli, sedie e tazzine.
E’ stata una bella emozione tornare indietro, rivedere quelle facce più stanche e stressate da tre mesi di lavoro in città, ma sempre sorridenti come se ci conoscessimo da un sacco di tempo, come se avessimo lavorato o vissuto insieme molto più di un mese e mezzo. Partiranno anche loro a Gennaio. Qualcuno forse a Febbraio. Ma come le pagine di un bellissimo libro unite in un’unica rilegatura non possono “partire via”, così loro saranno sempre lì, nei primi capitoli di questa avventura, anche se il vento dell’outback stasera tira sempre più forte cercando di trascinare qualche nuvola che faccia rifiatare dagli assillanti 40 gradi che continuano imperterrito a battere sulle nostre teste.
Sono cinque mesi ormai che sono qui in Australia. Non so dove sarò dopo Yarraman Park, non so cosa troverò dietro queste colline tra un mese, tra due, o tra un anno, ma è come se qualcosa in questi 5 mesi si stia sforzando in tutti i modi di sussurrarmi che “andrà tutto bene: basta solo fidarsi”. 
Infondo, questi sono stati i miei veri e personalissimi fuochi artificiali di Sydney: il passato che ritorna al futuro e lo fa apparire come un bellissimo gioco di luce a mezzonotte.


P.s.
Grazie ragazzi per seguire sempre il mio blog!

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