venerdì 14 dicembre 2012

Un mese di cacca. Parte I


Introduzione al magico e folle mondo del cavallo.

Sabato di lavoro a Yarraman Park, come da regola, solo il secondo weekend è off. Sveglia alle 5.40 del mattino, una bella tazza di caffè, un paio di jeans, due carezze a Mate, il cane della mia problematica coinquilina australiana, e quattro passi di numero per arrivare alla stazione.
Dopo una settimana, pensavo fosse tutto più noioso e difficile. E invece devo dire che non è affatto male, anzi.
Certo c’è da dire che il giorno in cui sono arrivato qui si era organizzato il party di fine stagione e Dicembre è uno dei periodi meno impegnativi e impegnati dell’anno, almeno per la parte della farm in cui lavoro io, quella che si occupa delle mares e dei folds, ovvero delle cavalle che circa 11 mesi fa sono state ingravidate da uno dei tre possenti stalloni della proprietà e dei cavallini appena nati (che in realtà dopo soli 10 giorni sono già  belli grossi che a guardarli c’è da avere un po’ di apprensione per la povera cavalla che li ha messi al mondo).
Alcune sono ancora incinta o hanno appena iniziato la lunga gravidanza. Ogni 3-4 giorni a settimana, quando viene la veterinaria scozese a visitare le cavalle, allungando un po’ l’occhio sul suo computer si può vedere lo spettacolo dell’ecografia del piccolo puledrino che si sta formando pian piano nella pancia.  E’ abbastanza impressionante vedere anche la veterinaria indossare un lunghissimo guanto di plastica usa e getta e infilare tutto il braccio su per l’ano della cavalla (è infatti dallo sfintere posteriore che il piccolo sondino dell’ecografia, dopo aver estratto i pezzettoni di cacca dall’ultima parte dell’intestino, riesce a cogliere le immagini dell’utero).
Ma qual è il mio lavoro quaggiù?
Alle 6, dopo aver agganciato un piccolo trailer al quad, con un secchio abbastanza grande e un rastrello si parte per la pulizia degli yard e delle stalle, ovvero detto terra terra si raccoglie la quantità industriale di cacca che puledri e madri hanno prodotto durante la notte.
Verso le 8, dopo aver svuotato in discarica la fruttuosa raccolta, si torna a casa per una mezz’oretta di pausa-colazione. Dopo di che, a secondo di quanto arriva la veterinaria, si va nei vari yard a prendere i cavalli scritti nella lista appesa nella “vet house”. Contando che ci sono più di 250 cavalli della nostra sezione, con i nomi più disparati e strambi, divisi per una  quarantina di paddock, i primi giorni l’impatto è un po’ traumatizzante.
Ma il lavoro non è difficile. Una volta imparato ad allacciare la briglia al collo della cavalla alla australiana non c’è niente altro che richieda un training speciale. Ci si siede sul quad con le gambe entrambe verso sinistra, le briglie nella mano dello stesso lato e piano piano si tira la cavalla fino alla vet house, con il suo piccolino che, senza bisogno di briglie, la segue allegramente e quasi sempre fedelmente(mannaggia a loro, che sono così tonti che a volte si confondono e si mettono a seguire un’altra cavalla pensando che sia la loro madre).
Ma anche nella semplicità di questi lavori bisogna stare in campana.
Punto primo, bisogna ricordarsi di chiudere tutti i cancelli da cui si entra e chiuderli il prima possibile per non far uscire i cavalli che altrimenti correrebbero in giro liberamente per la proprietà con il rischio di danneggiare qualcosa o, peggio, di farsi loro del male.
In secondo luogo, bisogna tenere le briglie bene in pugno, perché se il cavallo dovesse scappare con le briglie al collo, c’è un’alta probabilità che queste gli si attorciglino ai piedi, facendogli rompere una gamba o l’osso del collo.
Terzo, i cavalli sono animali sensibilmente stupidi e si inchiodano sul posto senza un motivo, così di punto in bianco. E guidando a 15/20 all’ora sul qaud, non è così raro slogarsi una spalla o il polso.
Punto quarto. I cavalli possono scalciare. E i puledrini non sono ancora molto ben abituati al contatto umano. Soprattutto nei boxes delle stalle, dove lo spazio è piccolo, e dove puntualmente i cavalli stanno in piedi proprio dove dovresti pulire, you have to keep a sharp eye.
Finito il lavoro con la veterinaria, dopo aver riportato i cavalli alle rispettive case, per quanto mi riguarda, ho di solito un paio di compiti: o arare i campi, in modo da far crescere più erba possibile, o preparare nell’infernale macchina modello 15-18 le misture per dare da mangiare ai cavalli.
In un enorme mixer, veramente, ma veramente vecchio, vengono mescolati insieme oats, pellets, oil, chaff, proteine, minerali e varie ed eventuali, secondo old-fashioned (questo è proprio l’aggettivo usato dal mio capo) ricette. Oats and Pellets sono contenuti in enormi cisterne esterne, da cui vengono risucchiati 180 kg per ognuno solamente premendo un bottone, ma gli altri ingredienti sono disgraziatamente contenuti in bags di plastica o cartone di circa 30-40 kili che devo sollevare e portare a mano con grande gioia della mia schiena e delle mie spalle.
Una cosa è certa: lavorare in campagna è il miglior modo per farsi crescere i muscoli senza spendere soldi per fare palestra.
Una volta che le pale metalliche hanno mescolato a sufficienza gli ingredienti, i circa 600 kili di cibo (per una mistura singola) fluiscono in una piccola cisterna squadrata, aprendo e chiudendo con una leva una piccola botola sul fondo. Qui un tubo di plastica, tramite una piccola ventol risucchia (o dovrebbe succhiare) la mistura verso un altro tubo metallico sotto cui si posizionano di volta in volta i sacchi da riempire, circa una ventina a volta. (Per dare una rapida idea, con una busta si nutrono 5 cavalli)
Ma, soprattutto quando bisogna preparare la mistura speciale per la preparazione degli yearlings, la mistura troppo secca e densa si blocca nella piccola cisterna squadrata, creando una specie di bolla d’aria che impedisce del tutto al tubo di risucchiare il cibo. L’unico modo per sbloccarlo è interrompere ogni volta il lavoro e con un tubo di gomma rigida, stantuffare come dei matti (e quando dico matti, intendo “imprecando contro il firmamento, perdendo 8 kili di sudore ogni volta”), in modo da bucare il piccolo blocco denso formatosi, creando una piccola voragine al centro, in cui il cibo possa ritornare a cadere dalla botola direttamente sopra la ventola. Tutto ciò accade almeno una ventina di volte, e un lavoro che normalmente dovrebbe richiedere 45 minuti, si trasforma in un inferno di 2 ore, in cui tutta la calma e la pazienza accumulate nel ritmo lento e spiritualmente rilassante (e non lo dico per scherzo) della pulizia degli yard o dell’aratura dei paddock svaniscono di colpo.
Ma ho nominato gli yearlings e non ho ancora parlato dell’altra parte della farm, quella appunto che si occupa di questi giovani e promettenti cavalli da corsa che a Gennaio saranno portati verso la Gold Coast, dove verranno venduti all’asta.
Di là hanno un periodo maledettamente busy, con gli ultimi preparativi e allenamenti per presentare al meglio gli animali tra ormai meno di 20 giorni.
E’ simpatico vedere alcuni allenamenti dei cavalli. Penso che tutti abbiano presente la ruota del lunapark, quella per bambini che gira piano piano in tondo e su e giù, dove puoi salire sulla carrozza di cenerentola o quella del far west, sul cavallino o sul bruco. Ecco, se ci togliete le mille luci e la voce che ogni 5 secondi ripete “forza gente, un gettone 1000 lire, cinque gettoni 5000 lire”, avrete chiara l’immagine del mega ruotone in cui i cavalli girano in tondo ore camminando annoiatamente in circolo, spinti e separati l’uno dall’altro dallo stesso meccanismo delle porte girevoli dei grandi centri commerciali o delle banche.
Tutto ciò per rafforzare la muscolatura delle gambe.
Gambe, che da quello che ho appreso, devono essere perfettamente dritte, in quanto questo è un parametro che occupa una buona parte della valutazione per un cavallo da corsa.  Per questo in questo periodo i piccoli appena nati, dopo una ventina di giorni, vengono sottoposti a delle vere e proprie operazioni chirurgiche per ruotare le ossa della gamba in modo che crescano perfettamente in modo corretto.
Questa è solo la prima parte di ciò che accade qui, il resto lo svelerò a poco a poco: la prossima puntata parlerò delle quantità industriale e imbarazzante di soldi che girano in questo folle mondo delle corse dei cavalli.
Non potrò entrare nei dettagli troppo in particolare, perché nel contratto che ho firmato c’è una clausola di confidenzialità, per la quale noi non possiamo rivelare troppo su cosa accade qua, né i nomi dei cavalli, né come, quando, se vengono sottoposti a varie operazioni o regime alimentare o training speciali.
Da questo punto di vista mi sento un po’ come nei laboratori segreti degli scienziati americani sperduti nel deserto del New Mexico, che studiano le reazioni dell’uranio per costruire la bomba atomica.
Dico solo che alle 3 ogni pomeriggio c’è un altro turno di raccolta cacca negli stessi identici yard che abbiamo pulito la mattina, tutto ciò per dare l’idea di quanto vanno di corpo quelle maledette creature. Io gli preparo il cibo, io ne raccolgo i resti. Ognuno, infondo, deve prendersi la responsabilità delle proprie azioni.

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