venerdì 30 novembre 2012

Quattro mesi e un temporale

Quattro mesi. Solo a pensare a Domenica scorsa ne sembrano otto. Eppure volano come fossero neanche uno.

Quattro mesi e ancora quando devo entrare in macchina spesso apro la portiera di sinistra, e quando devo svoltare da qualche parte o cambiare corsia, invece di mettere la freccia aziono i tergicristalli.

Settima e ufficialmente penultima settimana a Rossgole questa. Venerdì prossimo mi trasferisco qualche chilometro più in là, nell’immensa tenuta di cavalli di cui ho parlato qualche post fa.

Obiettivo per questi ultimi sette giorni: smetterla di combinare danni.

Dopo la macchina con il buco nel radiatore, il quad ribaltato, le zanzariere piegate nel tentativo goffo di rimontarle sulle finestre, oggi è arrivata la ciliegina sulla torta.

C’era semplicemente da trovare dove fosse il piccolo buco in un tubo di condottura dell’acqua a circa un metro sotto terra. Morale per trovare un buco, ne ho fatti altri venti, scavando tra la terra e le rocce con un piccolo piccone e con la vanga. Così invece di dover cambiare cinquanta centimetri, si è dovuti cambiare 5 metri di tubo. Quanta pazienza che hanno con me.

A mia discolpa, però, erano le 8 meno dieci del mattino e c’erano già 29 gradi.

I metereologi dicono sia il fine Novembre più caldo degli ultimi 30 anni. Ora io non c’ero per dirlo, però marchiare i vitellini (settimana dopo settimana diventano sempre più grossi) alll’una di pomeriggio sotto il sole cocente a 37 gradi non è proprio stata una passeggiata.

Tutto questo anche se Lunedì e Martedì c’è stata la fine del mondo, con circa 100 mL di pioggia caduti in meno di 48 ore in Cambria, con alberi abbattuti, rami dappertutto, e grazie a Dio, nessun incendio, (come è accaduto in qualche altra proprietà a valle).  Settimana, così, maledettamente passata a raccogliere tutti quei rami.

Mercoledì e Giovedì sono state invece mattine tipicamente Padane, avvolte in una nebbia fittissima, da non vedere a cinque metri. Manco a dirlo, tra un po’ mi perdo nei paddock cercando le pecore a cui dovevo dare da mangiare.

Ma perché i paddock sono così grandi qui?

Perché in una zona così arida tanto spazio significa più possibilità per gli animali di trovare abbastanza cibo per vivere. E spesso non basta.

Nonostante le piogge di inizio settimana, infatti, questo mese è stato aridissimo, e Frank è stato costretto a inviare camion e camion di mucche in un’altra fattoria, a una mezz’oretta da qui, dove è sicuro ci sia un po’ più di erba da brucare.

L’aridità qui è una vera piaga ed è il peggior nemico dei farmer australiani, tanto che ognuno conosce il volo degli uccelli e la forma delle nuvole, e da un cielo grigio che sembra non lasciare scampo ti sanno predire che non cadrà neanche una goccia e da una giornata di sole limpidissima con appena delle nuvole paffute all’orizzonte prevedono in modo quasi infallibile l’arrivo della pioggia.

 

Ma l’Australia in generale ha molti altri problemi attuali da affrontare.

Prima di tutto è simpatico vedere che anche qui la Prima Ministra, a capo del governo, tale Julia Gillard, ha dei problemi con la giustizia, per cose accadute circa 20 anni fa, circa l’aver favorito degli illeciti in delle compravendite. Ma è sicuramente più simpatico che nonostante la notizia occupi comunque dieci minuti del telegiornale, nel servizio si veda un parlamento con soli due partiti e meno di 150 persone, e interviste rilasciate non da mille politici a caso, ma da leader dell’opposizione, (che però ovviamente dice le stesse identiche cose che vengono dette da noi, solo in un’altra lingua). Qui si capisce bene cosa significhi quando in Italia si parla di giornalisti politicizzati: qui i giornalisti sono delle iene affamate di obbiettività e giudizio, pronte a sbranare a furia di domande chiunque si sieda di fronte a loro per una intervista.

Comunque la fiducia nella politica qui in Australia è più o meno come quella che c’è oggi in Italia: una grande preoccupazione tra i vari politicanti è apparsa nella loro mente quando nelle ultime elezioni in Queensland, sono andati a votare veramente in pochi.

Oltre all’inchiesta sul Primo Ministro un’altra notizia tiene banco in questi giorni: lo scandalo degli abusi sessuali sui minori all’interno della Chiesa Cattolica. Una piaga che è arrivata fin quaggiù e che ha suscitato una tale indignazione che è stata sguinzagliata sull’argomento la War Commision, incaricata non solo di indagare su tutte le associazioni cattoliche, ma su tutte le associazioni in generale che hanno a che fare con dei minori. La percentuale di Cattolici in Australia è vicina al 50% e si divide circa equamente le anime locali con la fede Protestante, anche se nell’ultimo periodo, come in molte parti del mondo, la popolazione mussulmana sta diventando numerosa. E gli Australiani non ne sono affatto contenti. L’orgoglio violento e l’intransigenza araba, infatti, hanno suscitato quaggiù un senso anti-islamico fortissimo, e l’opinione pubblica guarda con molta preoccupazione e diffidenza alle nuove ondate migratorie dal Libano, dalla Siria fino all’Iran e al Pakistan.

Proprio con quest’ultimo, ci sono stati grandissimi problemi negli ultimi periodi. Pakistan e Australia erano due grandi partner commerciali a livello di ovini. Gran parte delle esportazioni OZ (diminutivo di aussie) erano dirette verso quel Paese, finché non si è scoperto come i pakistani maltrattavano le povere pecore, come per esempio gli tagliavano le gambe senza prima, e neanche poi, ucciderle. Benzina sul fuoco. Ma il vero problema per il futuro australiano è un altro. La Cina e i Cinesi.

Come molti paesi del mondo che hanno visto in quel miliardo e passa di persone un futuro mercato da raggiungere assolutamente, ora l’Australia rischia di diventare tragicamente dipendente dall’economia cinese. Per esempio il settore minerario (di cui ho detto le fortune precedentemente) sta avendo un momento di forte rallentamento o crisi, (cosa impensabile per un paese che esporta minatori fino al deserto della Mongolia!) per via della diminuzione di richiesta del mercato cinese. Ma c’è un problema più subdolo che nasce dall’interno. Sydney e i suoi palazzi, per esempio,  in alcune aree oggi come oggi appartengono per più del 70, 80, a volte 90 per cento ai cinesi. Ci sono aree di periferia interamente cinesi, ma se si pensa ad Haymarket o a Newtown si scopre che il cuore della città è già una mezza Pechino.

 

Nel frattempo qui è finita la scuola e sono iniziate le vacanze estive fino al primo Febbraio. Ancora un mesetto e iniziano anche le mie…

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