venerdì 28 settembre 2012

I'm sexy and I don't know it

Tempo impazzito oggi qui a Sydney. Clima tropicale, umidità record, 33 gradi. Domani le previsioni danno pioggia (e fin qui ci stanno azzeccando) e massime a 20...
Ci si prepara al "Long weekend". Lunedì qui è la festa dei lavoratori! L'inizio di questa mia ultima settimana a Sydney non poteva andare meglio!
Periodo di cambiamenti, di persone che arrivano e persone che vanno. Come il mio compagno di stanza tedesco che tra poco più di sei ore se ne torna in Germania. Grande party Giovedì sera qui al civico 48 di Catherine Street, con colpi di scena, risate, momenti di tensione, insulti, botte, canzoni a squarciagola, e un risveglio all'insegna del "ma cosa è successo ieri?"

Oggi comunque al Pastizzi è successo un episodio che mi permette di spiegare quale sia l'etica lavorativa degli australiani.
Annet, è una ragazza di 28 anni, che viene dalle Blue Mountain, tendenzialmente simpatica, espansiva, fuori di testa, e sembra una amicona.
Oggi al mio arrivo mi fa "tu non puoi stare dietro chiuso in cucina tutto il tempo. Qui siamo nella zona gay di Sydney, se ti mettiamo al bancone con il tuo bel facchino riusciamo a tirar dentro un sacco di uomini!"
Passati cinque minuti però torna da me seccata e mi dice "il capo ha detto che non si può fare. Secondo me tu dovresti proprio stare lì davanti però".
Va beh poco male, anzi meglio.
Dopo pochissimo io e lo Chef veniamo informati della nuova politica di promozione del locale. "Offrire ad alcuni clienti un piatto a caso del menù, compresi quelli più costosi".
Ora, certe offerte promozionali penso debbano essere fatte con un po' di senso. Come al Caffè Amici, dove dopo l'orario di pranzo iniziamo ad offrire pezzettini dei nostri muffin home-made ancora invenduti, che non rappresentano una spesa folle e sono davvero una cosa speciale e solo nostra nella zona.
Così lo Chef inizia una discussione con Annet, perché lei ha permesso che i clienti scegliessero il piatto tra tutti più costoso (tra l'altro manco la specialità della casa). Una discussione piccolissima che poteva essere risolta benissimo tra di loro, trovando una soluzione.
Lei mentre lui parlava gli diceva "si si, hai ragione". Sembrava un po' seccata quando se n'è andata, ma pensavamo scherzasse. Dopo 30 secondi arriva il capo del locale a cazziare letteralmente lo Chef, perché aveva trattato male Annet e perché non deve creare problemi con lo staff. WHAT?
Primo: gli australiani sono così: non riescono a risolvere le cose tra colleghi, ma appena avvertono un problema vanno a piangere dalla mamma-capo. Il più grande errore è quello di confidarsi con loro sul posto di lavoro. Sono dei grandi spioni e vanno a riferire tutto ( e anche di più) al proprio superiore.

Comunque lo Chef seccato da ciò decide di dirmi la verità: il motivo per cui non sono andato a lavorare davanti al bancone oggi, è perché quando hanno chiesto ad Annet se io potessi lavorare in fronte, lei ha detto no, perchè l'ultima volta "ha sbattuto tre volte la porta del forno", etc...
Al che uno dice: ma fino a cinque secondi prima hai detto che ero bravo, e poi ti volti dall'altra parte e elenchi esagerando tutte le cose che non vanno bene nel mio modo di lavorare (ancora da apprendista, ovviamente), e poi vieni seccata a dirmi che non mi vogliono mettere davanti a lavorare?!
Secondo: gli australiani sul posto di lavoro sono i più grandi doppiogiochisti del mondo e farebbero impallidire una spia specializzata dell'FBI.

Come dice Simo, lo chef invece del caffè Amici: bella l'Australia!

Ma la cosa divertente è che anche dalla cucina sono diventato l'attrazione della serata.
Il boss tornato dalla Thailandia, dove si è operato di cataratta, è tornato a vedere, e appena mi ha visto mi fa " non pensavo fossi così very bellissimo, dalla tua voce mi sembravi più ugly." E da lì la piccola porticina della cucina si è trasformata nel vetro della gabbia dello zoo.
Qualcuno è perfino venuto in cucina e voleva darmi la mancia solo a me perché "I piatti erano pulitissimi". Qualcun altro, incuriosito, viene a presentarsi e mi fa " Are you straight?"("sei dritto?", ) che significa qui se "sei etero?".
Il problema è che al primo colpo, non avendo mai sentito questa domanda, io ho inteso "are you australian?" e ho risposto "no!"
Grazie a Dio, c'era dietro lo chef che mi ha salvato, spiegandomi quello che mi era stato chiesto realmente...

Ci si è fatti delle gran risate, perché poi la gente lì è davvero fuori come un balcone. E meno male perché dopo quello che era successo, l'atmosfera si stava facendo troppo nervosa.

E' la prima volta che mi sento una specie di sex simbol, ma prima che mi trasformino in una velina, è meglio iniziare a preparare le valigie... purtroppo e perfortuna, ma questo sopratutto per altri motivi...

domenica 23 settembre 2012

every tear is a waterfall



"C'è sempre qualcuno che spiana la strada, che fa fatica per scavarla, per permettere poi agli altri di percorrerla facilmente" (Zio Tommaso)

Ci sono uomini che sacrificano tutta la loro vita per rendere accessibili cose e conoscenze per tutti che se no sarebbero impossibili. E forse non è un caso che per accedere alla prima magnifica cascata ci sia da attraversare un walk intitolato a Charles Darwin, che anche qui in Australia portò avanti i suoi studi.
Questo è quello che si pensa percorrendo i sentieri di Wentworth Falls, scavati nei pendii della roccia rossa delle Blue Mountain tra i rigagnoli d'acqua che formano meravigliose cascate, tra le felci e le numerose varietà di eucalipti che in lontananza sfumano di blu (questo è l'effetto ottico, minimamente percepibile a dire la verità, creato dall'esalazioni delle piante di eucalipto) il verde di una valle che si distende per chilometri ancora incontaminata, tra pappagalli rossi e kukabarra che volano sfruttando le correnti del vento che ulula tra le piante e che al solo seguire il loro volo con lo sguardo ti fanno provare un gran senso di vertigine.
Sono sentieri meravigliosi, immersi in un paesaggio bellissimo, fatti di scale ripidissime ricavate da blocchi di pietra scolpiti pazientemente dai picconi dei minatori irlandesi agli inizi del novecento per scoprire nuovi passaggi verso un'entroterra rigoglioso quanto impervio da raggiungere.

Tutto questo oggi è a circa due ore da Sydney, raggiungibile con un solo treno dal muso giallo in partenza alle 08.18 da Central.

Non è difficile, guardando un paesaggio del genere sul bordo del cliff dell'Empress Fall o dall'Edinburgh rock, capire perchè le popolazioni del passato avessero una religione animista, e credessero che tutto il mondo fosse una grande anima, dalle piante alle rocce, dall'acqua alla terra. Non è difficile capire neanche quale sia la vera ragione che spinge un uomo a girare il mondo, a mettersi uno zaino in spalla e lasciare tutto alle spalle. E nonostante quest'uomo decida di fare ciò, non vuole dire che non si debba mai guardare indietro. Spesso se ci si volta si vedono le cose da un'altra angolazione, diversa, a volte sorprendente, come se avessimo visto un'altro posto rispetto a quello di dieci secondi prima.
Non è difficile, alla fine, stupirsi di quanto sia stato lungo e incredibile tutta la strada percorsa, riguardare le foto e pensare, "davvero ho fatto tutto questo?".

Quelle rocce, come dei vecchi saggi che hanno visto il mondo per tanti anni, la sanno davvero lunga sulla vita...

venerdì 21 settembre 2012

Settembre è internazionale


Ci sono andato veramente vicino...
Ero lì con la padella in mano che "tra un po' gliela tiro in testa e finalmente riesco a lavorare in santa pace!" Nei miei Crazy Friday fatti di 14 ore di lavoro, arrivato alle nove e mezza di sera la fatica si fa sentire e se si hanno un sacco di cose da fare perché la sala è busy e perchè c'è da sciacquare le pentole allo chef, prendere la carne nella cella frigorifera, preparare il garlic bread, etc… si deve avere più spazio possibile e nessuno in mezzo a occupare il tuo spazio. invece quella checca isterica thailandese del "comandante in capo", chiamiamolo così, ha fatto su un casino che metà è abbastanza: a partire dagli ordini sbagliati in sala ad arrivare quando, per rimediare, si è improvvisato aiuto cuoco, piazzandosi sulla porta della cucina 2x2m, esattamente dietro al mio lavandino e alla lavastoviglie fermo immobile senza sapere quello che doveva fare, cercando di spiegare gli ordini con il suo inglese-thailandese assolutamente incomprensibile e di aiutare in qualche modo. Ma è il capo per il momento, visto che il padrone del locale è momentaneamente assente per problemi di salute, e io sono lì neanche da un mese, che gli puoi dire?!
Ma infondo è un bravo figliolo anche lui, che cerca di dare il massimo e di darsi da fare.  Tra Platinette e lui, però, c'è da dire che la prima a confronto è Rambo per la mascolinità. 
Vedendo che però me la stavo vivendo con troppo nervosismo, alla fine mi sono rilassato, ho appoggiato le padelle (che tra l'altro uscite dalla lavastoviglie a 80 gradi, sono bollenti…) e l'ho semplicemente maledetto in italiano con un sorriso a trentacinque denti.
Questo poco relax, oltre che dallo stress,forse è un po' dovuto anche alla gestione dei momenti busy al Caffè Amici. Qui si crea una bolla gigantesca di nervosissimo che sembra che debbano partire tazzine, bicchieri, pentole, pugni, calci da un momento all'altro, ma appena tutto è finito e ritorna la calma, sembra che tutti perdano la memoria di ciò che è successo e si ride e si scherza e l'atmosfera è la migliore dove io abbai lavorato finora.
I momenti pieni di un caffè o di un ristorante sono sempre ore di pressione incredibile, dove fare errori è veramente facile se non sei allenato a gestirla e sicuramente nel nervosismo o nello spazio stretto tutto la difficoltà e lo stress si moltiplicano. . Lì capisci la verrà importanza di contare fino a dieci. 
1, 2, 
"In cassa zione! Fammi il conto a questi signori, perpiacere
3,
"Bello di ti brucia il toast!"
4, 5…
"Pane e salsine al tavolo 4"
6..
"Bello, una chicken salad e un brown toast con il butter per il tavolo 32
7, 8..
Uno skim felt white take away
9,
toast con burro e vegemite, poca vegemite, stai attento a come tagli il panino,
10!

Dovevano insegnarmi tecniche più veloci, mannaggia!

Comunque la pasta per pranzo dello chef ripaga già da sola di tutti gli sforzi. Ora che ci penso sono già 5 giorni che non tocco i fornelli per farmi da mangiare. Sto quasi riabituandomi a mangiare come si deve. Purtroppo oggi a pranzo mi sa che mi tocca...

Settembre comunque è un mese internazionale. Anche dall'altra parte del mondo piove e la temperatura oscilla un po' su e giù.
Ieri dopo una mattinata di diluvio, per fortuna, uscito dal lavoro il meteo ha dato una tregua.
e ciò mi ha permesso di andarmi ad appisolare per una mezz'oretta su una panchina al Botanical Garden. E' incredibile come Sydney sia una città verdissima. A meno di un chilometro, in pieno centro, collegato al Botanical tramite Macquarie Street c'è Hyde Park, una versione in piccolo del più famoso Central di New York.
Così passeggiando su un prato finissimo da golf, abbassando lo sguardo di sembra di essere in campagna o in un quartiere residenziale di periferia, ma sopra gli alberi si staglia lo Skyline del centro città, con la torre di Westfield e la luna girata a mò di sorriso che sembra di tanto in tanto giocarci a nascondino.
George street e Town Hall, il cuore della città apprensiva e nevrotica, dove tutto accade velocemente e la gente cambia lavoro ogni due giorni, si trova esattamente a cinque minuti a piedi da un grande paradiso zen, che si incammina in discesa fino alla costa e all'Opera House tra serre e piante di ogni tipo. Tutto questo separato da giusto 3 vie parallele.

Mercoledì sera, si era invece a festeggiare il compleanno dello Zione, uno dei due proprietari del Caffè Amici, a Bondi, una delle spiagge più famose qui. E come al solito fuori dal locale si trova con la puntualità del cambio della guardia a Buckingam Palace l'australiano ubriaco.
Fermandosi per cercare di fare una conversazione, appena saputo che eravamo tutti italiani, ha iniziato a raccontare di come l'arrivo degli italiani e dei greci negli anni 60 abbia cambiato totalmente il volto all'Australia e di come la Sydney di oggi sia stata creata proprio da loro.
Di italiani della "seconda generazione"(cioè di origine italiana, ma nati in Australia), infatti, ce ne sono molti. Molti quando gli chiedi where are you from? ti rispondono orgogliosamente Italy, ma poi non sanno che dire un paio di parole in italiano o sono come Bruno, l'autista del M30 che ho incontrato Giovedì sera, che non sanno parlare bene l'italiano, ma conoscono abbastanza bene il dialetto dei loro genitori, spesso napoletano o calabrese.

A dispetto di quello che uno immagina, qui gli italiani (con le rispettive differenze nord-sud) sono i più grandi lavoratori tra tutti, alla pari o quasi con i cinesi e hanno una base culturale superiore a persone provenienti da molte nazioni. Essere qui fa rivalutare enormemente le potenzialità del nostro Paese, i suoi difetti e lo spreco di risorse e di persone incredibile che c'è.
L'Italia di Sydney è una comunità assolutamente non in crisi. Chissà come mai...

sabato 15 settembre 2012

la mia domanda


Proviamo a scrivere qualcosa con quello che è rimasto delle mie mani. Dopo aver lavorato per 30 ore sulle 48 disponibili in due giorni, con sapone, acqua, coltelli e fornelli, sono qui, immerso in un mare di arnica, spalmata tipo burro,con quattro scottature, due tagli e la pelle tutta screpolata che si disfa ad ogni piccolo movimento.

A farmi compagnia, qui alle 5 e mezza di mattina c'è comunque sempre il Milan. (Oddio quest'anno non una gran bella compagnia a dire il vero).
Pensando a tutte le imprecazioni e gli insulti che mi verrebbero da tirare, me ne viene in mente uno tipicamente italo-australiano.
Qui una delle catene di supermercati più grandi si chiama Coles, che all'australiana è pronunciato CULS. E quindi quando uno va al supermercato va anche un po' "in Coles!"

Lavorare fino alle 3 e mezza di notte in Oxford Street, come è stato tre Venerdì fa, è sempre divertentissimo, soprattutto con la mattacchiona collega australiana. Cantante Jazz, da quello che dice lei, è la tipica ragazza "paesanotta" che vien dalle montagne selvagge dell'Australia.
Non so perché nei suoi modi di fare noto molte somiglianze con una grande cantante Jazz italiana, e a volte guardandola lavorare non mi stupirei se piombasse in cucina e in perfetto dialetto iniziasse a urlare "Il cliente ha rimandato indietro il piatto perchè faceva cacare a spruzzo!". Qualcuno sa di cosa parlo: le cantanti di Jazz, di quello vero e sanguigno, sono una razza worldwide.

Ma arriviamo alla parte seria della questione.

Spesso, e ancora oggi è capitato tre o quattro volte, nella confusione delle mie mille domande, aspettative, problemi, mi fermo e mi chiedo come e perchè sono arrivato qui, e mi accorgo di come le cose quando iniziano a prendere velocità, come le valanghe travolgono tutto il passato facendone quasi una massa indistinta. (qui un mio caro amico che oggi compiva gli anni aggiungerebbe "povero masi!")

L'antefatto è accaduto circa una settimana fa, quando in una rara giornata di tranquillità a casa ero sul divano a parlare con Rahul, il mio coinquilino indiano, in Australia come poliziotto. Parlando della cultura del suo paese e chiedendogli indicazioni sugli ashram, si è finiti a fare discorsi esistenziali parabolici (in inglese è veramente una mega masturbazione mentale), ma quando lui mi chiedeva che cosa io stessi cercando non riuscivo a rispondere qualcosa di univoco e sensato.
"Devi rimpicciolire la domanda, averne una più precisa e sforzarti per rispondere solo a quella per il momento"

Oggi camminando in George Street, mi sono imbattuto nella Chiesa di San Giuseppe, strano ma vero, e un po' spinto dalla curiosità di una messa in inglese, un po' perché a messa non ci vado da una vita, ho deciso (o meglio "ho sentito") di fermarmi per la funzione.
C'era un passo del Vangelo molto famoso. Gesù si ricolte ai discepoli e gli disse 

"Who do you think I am?"

Quella frase ha colpito nel segno. E non solo perché è vero è una domanda rivolta a qualcuno da anni in piena crisi di fede, ma perché rivolta a qualcuno che  è in crisi di identità. Sia Dio che me stesso sono sembrati farmi la stessa domanda contemporaneamente: "Chi pensi che io sia?"

"La strada dentro se stessi è la strada verso Dio", dice il guru Osho al suo allievo Khrishnananda che lo interroga. La domanda così risulta unica, passa da due a una sola e nello stesso tempo delinea da sola il percorso della sua risposta.

La prima tappa di ogni viaggio è costituìta dalla consapevolezza. Fino ad ora, in effetti, avevo solo sentito la necessità di partire, ma era una sensazione indistinta. Forse aveva ragione il mio coinquilino: una volta trovata la tua domanda hai la tua meta e tutto sembra più chiaro.
Sydney è la consapevolezza.

Ora bisogna "solo" trovare il come rispondere a questa domanda.
Osho dice "Abbandona tutti gli sforzi e godi di te stesso, Dio ti troverà"

Beh forse, nonostante il sentiero sia lunghissimo, devo iniziare con il cambiare velocemente stile di vita!

martedì 11 settembre 2012

il maestro appare quando l'allievo è pronto

Ale è il nome del mio mentore della facoltà di Cappucinologia del Caffè Amici.
A lui devo ogni giorno la pazienza che ci mette a guardarmi e a istruirmi mentre mi districo a mala pena nei mille movimenti che servono per preparare un buon cappuccino.
"Hai un futuro, devi solo velocizzarti un attimo!"
Il panico piomba come un falco quando arrivano dieci ordini assieme. Large, è double shot e tre mandate di caffè, Regular è one shot e due mandate di caffè. Skim latte è il latte senza grassi, Normal il latte normale, Soy il latte di soia. Poi Moka ha due cucchiaini di cacao dentro, il Cappuccino la schiuma e il cacao sopra, Latte è un cappuccino senza cacao sopra, Flat white  è senza schiuma e poi Piccolo, il nostro espresso, Macchiato e Long Black, cioè allungato con acqua. E poi lo zucchero glielo devi mettere dentro tu e mischiare e...

"One Large Skim Flet white with 2 please"
"One Long Black take away please"
"Soy Cap with 2"
"A Macchiato, soy latte and a skim flat white"
"One large moka, 1/2 sugar please"

Il tutto moltiplicato per 3 e racchiuso in trenta secondi ecco che si può intuire la concentrazione di stress psicologico.

Ma un maestro di Cappuccini racchiude in sé mille segreti.
Lui ha girato per quattro anni in giro per india, Sud est asiatico e Australia per i fatti suoi, girando quest'ultima con un Van super attrezzato. Comprato per soli 2500 dollari, ecco che ci ha costruito su una doccia usando dei tubi neri sul tetto che venivano riscaldati durante il giorno dal sole, e dovunque andava metteva annunci negli ostelli per chiedere chi voleva aggiungersi a lui nella prossima tappa, condividendo il costo della benzina e una esperienza incredibile.
Ci vuole poco a intuire che mi ha dato una grandissima idea per il futuro.
(Esattamente uguale a quella che ho scritto ieri tra l'altro...)

Nel spiegarmi la sua esperienza mi ha parlato della parabola del Topo in una scatola. Se stiamo troppo in uno stesso ambiente ci rimaniamo incastrati. Iniziamo a familiarizzare così tanto con quel piccolissimo spazio, che per quanto sia una scatola che limita la nostra libertà, diventa tutto il nostro universo, così potente che crea in noi la paura si uscirvi. Per questo vale la pena viaggiare...
e subito dopo ha aggiunto:
"l'unico problema diventa poi l'età. Arriva una certa età che ti senti che devi per forza farne qualcosa della tua vita."
"io ho già di questi problemi a 21 anni..."
"non devi farteli, quando avrai visto al di fuori della scatola, avrai solo l'imbarazzo della scelta."

Al di fuori della scatola si incontrano un sacco di maestri. Sull'autobus mi sono venuti in mente tutti quelli del passato con le loro verità che mi hanno insegnato.
A partire da chi mi ha svelato il trucco delle pubblicità delle automobili ("qualunque automobile di qualunque potenza comprerai, per quanto la pubblicità te la faccia vedere in strade libere e sconfinate, tu ti ritroverai sempre impantanato nel traffico di punta di Milano e penserai "Quindi mi hanno fottuto!") passando poi per almeno una trentina di facce. Persino il libro "A tu per tu con la paura" che sto rileggendo molto più approfonditamente, a volte leggendolo la sera sembra rispondere agli interrogativi che hanno martellato il mio cervello per tutto il giorno.
Il maestro appare quando l'allievo è pronto. Un altro maestro che non finirò mai di ringraziare mi ha insegnato questa massima.

Piuttosto ho scoperto di avere più di 20 identità compresse dentro questo piccolo spazio di 1.75cm x 65 kg, ma questa è un'altra storia...ma intatto ho scritto questa:


if I saw you one day in Sydney passing by
with a cup of skim latte flat white
while a streetlight makes George Street paralized
and you're waiting the 440, get in line

If I saw the rain in Sydney falling down
from Bondi beach, to Central and Newton
I don't get upset soon it will change its mind
I hope you'll be like Sydney for a while

When I'll say "Hi, my angel,
where are you flying? sweet angel
take a seat with me
we'll just whisper another song in the wind…"

And If I could paint the roof of my shared room
I would colour it light blue
Light blue as the sky I see above
with your smile shining in the yellow face of sun

When I'll say "Hi, my angel,
where are you flying? sweet angel
take a sit with me
we'll just whisper another song in the wind…"

Thousands miles I know
it's the other side of world
but it's still seems not to be so far from home
Thousands miles, you see
it's the other side of me
But I still don't have an answer and I know why
I keep on living my life
Hoping to see you in Sydney passing by

lunedì 10 settembre 2012

up and down

L'umore di questo periodo di transizione è un po' come la città di Sydney, tutta a gobbe, con le strade che vanno su e giù, senza mai restare tranquillamente in pianura.
Ormai ho rinunciato a pensare a cosa capiterà domani, ma da Venerdì finalmente dovrei avere un lavoro con degli orari e dei soldi ben precisi, che finalmente mi possano permettere di rilassarmi mentalmente e di godermi le ultime settimane prima di partire per l'outback.
Per il resto sono sempre gradite sorprese come stamattina, quando alle 6.20 suona il telefono e ti chiamano per andare a lavorare perché la tua collega e ammalata. E via, con tre ore di sonno sulle spalle, aspettando ansioso la pasta dello Chef del Caffè Amici per pranzo, che ripaga sempre di qualunque sforzo e problema della giornata.

In questi giorni ho un pensiero però che mi frulla per la testa, l'audizione del musical HAIR a Melbourne il primo Ottobre... soprattutto perché è uno spettacolo che dev'essere molto divertente ( e non solo perché ad un certo punto si balla tutti nudi), ma mi sa che nonostante io mi sia prenotato in un attimo di follia Sabato sera, a questo giro, sia perché il mio accento è ancora troppo pesantemente italiano sia perché è un suicidio economico e fisico, salta.
Resta comunque l'intenzione, tornato dalla farm, di vedere come è un po' il giro, soprattutto a Melbourne, e magari chi lo sa...
Come dice il mio collega Irlandese strabico del caffè Pastizzi che sta lavorando come vocalist in un nuovo album Dance che uscirà tra poco, qui la concorrenza è sicuramente di meno, e la stagione teatrale inizierà verso Febbraio/Marzo.

Per ora mi diverto con la mia nuova chitarra a tormentare i miei poveri coinquilini e ad ascoltare lo chef maltese del Pastizzi (che parla benissimo italiano) che per combattere la noia inizia a cantare "Con te partirò" o "La solitudine" di Laura Pausini.
Quello che ho dedotto per ora dalla mia esperienza nell'Hospitality è che spesso se si piazzassero delle telecamere nelle cucine e nei bar verrebbero fuori dei reality molto più divertenti del Grande fratello. 
A proposito, da quanto ho capito qui sta per iniziare la nona stagione.

Tutto il mondo, infondo, è paese...

mercoledì 5 settembre 2012

I'm a coffee man! (singing as E. John "Rocket Man")

Riazzeriamo il conto alla rovescia. Partirò per le farm il prossimo 7 ottobre, giusto giusto per il mio 22esimo compleanno. Cosa è successo?
Che come al solito Sydney è una città imprevedibile. E se mi avessero detto Sabato pomeriggio, quando ero sdraiato demoralizzato e senza lavoro sul divano di casa, che Mercoledì di lavori ne avrei avuti due e che in essi avrei trovato così tanto divertimento e tranquillità nel farli, non ci avrei mai potuto credere.

Caffè Amici, questo è il nome del posto. Amici di amici di mio zio (mai nome fu più azzeccato). Avevo deciso di andare lì per sfruttare le ultime due settimane nella giungla metropolitana per imparare a fare i caffè all'australiana, visto che qui in Australia ci sono almeno venti tipi diversi di caffè e visto che è il modo più semplice di trovare lavoro dappertutto non solo in questo continente, ma in tutto il mondo.
Mi sono offerto di andare lì gratis, solo per imparare, e adesso mi ritrovo con un lavoro bellissimo per tre settimane.
Lo chef toscano, laureato in Design d'interni, il barista ingegnere IT, l'aiuto cuoca appena laureata in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Insomma il posto per me!
E' incredibile come quando le cose si mettano a posto, e quando ti accorgi che stai di nuovo imparando, che la tua vita sta ricominciando a girare, che tutto è un'avventura, scopri che sei felice e ti stai divertendo pelando un secchio di patate, come poche altre volte nella tua vita.
Forse merito anche del carico di meditazione che finalmente ho il tempo di fare la sera in camera. Povero Cris, il mio roommate, a volte deve essere un po' inquietante...
Forse merito della nuova chitarra che finalmente ho l'opportunità di suonare, forse di qualche messaggio da casa che, per quanto all'inizio mi abbia messo addosso un po' di panico e nostalgia, mi ha dato una vagomata extra di serenità (come al solito...).

E poi la primavera. I 26 gradi e c'è da dirlo, la bellezza delle donne di ogni tipo, razza, religione, costume, paese che si fonde dappertutto con un cielo che così azzurro non esiste in nessun posto dove sono stato mai in vita mia.

Per il momento, quindi, mi godo tutta questa serenità in un colpo solo, so che domani potrebbe andare tutto sotto-sopra, ma forse inizio solo ora a capire cosa vuol dire che per cambiare la propria vita, bisogna assolutamente partire da se stessi...

Ecco perché ho ricominciato a studiare Russo, ma questa è un'altra storia...