martedì 7 agosto 2012

My horror (part I)


My Horror
06.08.2012

“Hi Gabriele,
You sound ideal. I’m wanting someone to help me with the upkeep of the house and downsize on all the possessions I own.”
A dir la verità scesi un po’ a caso dal 480 che stava percorrendo tutta Liverpool Road senza che il conducente riuscisse a darmi indicazioni precise sulla mia fermata. Per caso o per fortuna mi ritrovai esattamente lì, dove dovevo andare, all’incrocio con Knox Street. La zona non era tra le più paradisiache della grande capitale del NSW. La panchina di fronte alla fermata era occupata da due homeless, che tentavano in qualche modo di ripararsi dallo strano freddo che era calato quella sera nel tiepidissimo inverno australiano di fianco ad un piccolo mercato ortofrutticolo, incastonato nella più totale China Town. La via, nel buio delle half past six p.m., era illuminata da grandi scritte in ideogrammi, sotto cui stavano a braccia conserte alcuni commercianti asiatici in attesa della imminente chiusura.  Appena arrivato a Sydney, con un livello di inglese pressoché discreto per comunicare, ma che non mi permetteva di capire tutto (e soprattutto il difficile e storpiato accento austro-cinese), disperso in un quartiere sconosciuto a circa quaranta minuti dal centro città e a un’ora da casa, l’atmosfera attorno a me non faceva altro che accrescere la strana ansia che mi era salita addosso, già da quando stavo uscendo di casa a Margaret Street. Era ansia mista a paura e anche all’eccitazione della prima visita della mia vita ad una casa che avrebbe potuto essere la mia per il prossimo mese o due.
Non era assolutamente un normale incontro con il proprietario di casa per vedere la mia camera, conoscere i miei coinquilini, per poi decidere comodamente se accettare il bill and then move in. L’annuncio su Gumtree diceva “free room”, in cambio di un aiuto ad inventariare some stuff  e a vendere diversi articoli tramite inserzioni su eBay.
I would like to invite you to come me meet on Monday or Tuesday evening. You need to do one hour of work so I can see you can do the work. If we’re both happy you can move in any time…
…e la cosa mi turbava un po’, non avendo mai provato a vendere nulla su Internet e nemmeno a fare un inventario preciso e professionale di qualsiasi genere di cosa. Ma, anyway, per un giovane backpackers di ventun anni, ancora alla ricerca di un lavoro in un posto lontano qualche decina di migliaia di chilometri dai propri amici e parenti, una casa gratis in cambio di un’oretta di lavoro al giorno era qualcosa da non poter lasciare andare senza neanche averci provato. Così con ancora nelle orecchie l’espressione dubbiosa di zia Angela, che aveva dato un’occhiata con me all’avviso il giorno prima, dopo aver passato quarantacinque minuti nel supermercato lì vicino a stupirmi dei prezzi astronomici degli alimentari australiani, alle sette e ventotto guardai il cellulare e mi misi in cammino su Knox St, che come tutte le vie traverse della periferia di Sydney é illuminata in modo veramente scarso. Una cosa a cui noi in Italia non siamo abituati. In effetti la città qui è un posto ancora sicuro, a parte in alcune zone dove ogni tanto una qualche baby gang sudamericana decide di ubriacarsi e di picchiare un po’ di gente o di sparare qualche colpo in aria, just because they have to mark their territory.
Ma nonostante avessi superato praticamente indenne il mitico jet lag, ero ancora troppo un milanese di Via Padova per fidarmi delle vie buie dei quartieri di periferia popolate da gente extracomunitaria.

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