martedì 7 agosto 2012

My Horror (Part IV)

La prima cosa in assoluto che mi colpì furono le due parrucche bionde che trovai in un piccolo sacchettino grigio e il piccolo ciuffo dello stesso colore che era disperso nella trousse di fianco ad un biglietto del concerto di Lady Gaga di qualche mese prima. Quel biglietto per il momento bastò a saziare la mia curiosità, e io finii per attribuire alla mia ignoranza maschile il fatto di non riuscirmi a spiegare perché una bionda naturale dovesse aver bisogno di altre parrucche bionde.
Misi da parte le parrucche e iniziai ad analizzare tutti i trucchi sul tavolo. Moltissime terre e fard, nonostante fossero chiuse nella trousse o negli astucci, erano ormai palesemente finite. In effetti ciò poteva spiegare il color pallido della pelle di Lora. Ma tra tutte le boccette mi incuriosì una con il tappo giallo, simile a quella che si usa negli ospedali per il prelievo delle urine. Una piccola cosa bianca e solida, senza una precisa forma stava dentro al vasetto: era un unghia morta. Presi il barattolo con due dita un po’ schifato e cercai di metterlo su un piccolo ripiano di legno, insieme ad altre boccette. Quando mi accorsi che c’era una piccola scatolina sotto il pacco da cinquecento cotton fioc. Pensando ad altra roba da inventariare, diedi un’occhiata…
You would have your own private extra large, furnished bedroom.
Dita. Nere. Piene. Non di quelle finte da indossare. Cera, pensai. Ne presi una in mano. Non erano candele dal gusto macabro e sicuramente non erano di plastica. Non volli indagare oltre, rimisi giù subito, molto turbato. Mi sforzai di inventariare tutto il più velocemente possibile, nel silenzio irreale della stanza. Sgombrando il fondo della trousse trovai del fondotinta white per i clown, un paio di rossetti rosso accesissimo, e una confezioncina di Xanax, da cui mancava la terza pillolina viola. In quel momento pensai che anche se avessi voluto scappare non avrei potuto: avevo lasciato il computer e le mie cose di là, nell’altra stanza.
“I have finish. Do you wanna chek?”, le dissi dopo averla raggiunta in cucina, dove stava rovistando sempre in lentissimamente in un cestino. Arrivò, guardò, e mi disse di mettere a posto l’angolo tre enormi buste con dentro vestiti, scarpe, lenzuoli, and so on… Io che pensavo di aver finito…
Ideally I would like someone who is pleasant, quiet and loyal.
Il primo indumento che mi saltò all’occhio, oltre ai più strani e diversissimi paia di slip, fu un corpetto rossissimo, e una piccola vestaglietta nera trasparente subito sotto ad un paio di cinture. La parola loyal creò nella mia testa delle strane associazioni, mentre la mia fantasia si perdeva nel cercare di definire una mente che per quel poco che avevo visto e per ciò che avevo trovato non potevo considerare sicuramente sana. Seguirono vestiti dei più disparati, dai leggins dorati, ad altri corpetti provocanti, fino ad un enorme paiette e a delle scarpe da ballerina di danza classica. Due cose mi impressionarono: la quantità di parrucche e il fatto che ogni calzino fosse spaiato. Ma infondo questo ultimo particolare poteva anche essere irrilevante: anche lei considerava tutta quella roba praticamente invendibile e da buttare.
Divisi tutto in sacchetti di plastica e di stoffa in base al tipo di vestito. Ma proprio all’ultimo mi accorsi che sotto a tutto stava una bellissima Nikon nera. Nel misto dei sentimenti e delle immagini dei vari film di paura che ho visto nella mia vita, mi balenò in mente quella frase “Have you got your own camera?”. Che bisogno c’era con una bomba del genere? Come mai era nascosta sotto tutti quei vestiti? Era veramente sua?
“Ok, let me show you the room”
Dopo aver finito di sistemare tutto e dopo averle steso anche il bucato, con la sua solita aria da oltretomba Lora si avviò su per le scale, al secondo piano. Le andai dietro fino a una stanza molto grande, con un letto solo, un piccolo armadio e una televisione. Me la fece vedere velocemente, non ricordo bene altri dettagli. Al piano di sopra però sembrava non esserci nessuno, come in tutta la casa. Strano per essere l’ora di cena.
I rent out a couple of rooms to some Australians who all employed and they are very friendly, quiet and clean. They pay $250-$300 rent but you would stay free rent.
Scendendo le scale le chiesi: “How about the Australians that live here? Where are they?”
E con un tono glaciale un filo di voce disse:
“Don’t know”
Arrivati infondo alle scale con la solita freddezza e in maniera molto sgarbata mi disse di raccogliere la mia roba e di andare via e che mi avrebbe fatto sapere in qualche giorno. Senza dire nient’altro me ne andai con un rapido Goodbye, forzando un sorriso.
La porta si richiuse immediatamente dietro di me. Erano passate due ore.
Mi allontanai a passo spedito verso la fermata dell’autobus.
E mentre adesso il 483 delle 21:36 mi riporta stancamente verso Town Hall, riguardando per un secondo Liverpool Road, non posso fare altro che rimuginare e immaginare, costruire mille racconti e girare mille film nella mia testa.
Sicuramente le ispirazioni per qualche buon horror, qui nella terra australe non mancano!
Cheers,

1 commento:

  1. Che ansia Gabri, la casa me la sto immaginando stile villa Addams o_o

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